Le Adozioni a Distanza

di Danilo Melandri

Costa meno di un euro al giorno cambiare la vita di un bambino per sempre. In tanti lo fanno, in molti nutrono grossi dubbi: chi ha ragione? Questa Inchiesta,  tratta  dalla rivista “Focus”  può fare capire quanto sia utile  approfondire quanto grande possa essere questo importante alto gesto di generosità.

“25 euro al mese e cambi la vita di un bambino, che grazie a te sarà curato, andrà a scuola, la sua famiglia avrà una vita dignitosa…”. Più o meno si ripetono così i messaggi pubblicitari delle associazioni che invitano ad adottare a distanza un bambino povero. Ricevi la sua foto, ogni tanto un suo disegno o una sua letterina, gli puoi scrivere anche tu e, se te lo puoi permettere, vai anche a trovarlo nel suo Paese, facendoti un bel viaggio in Africa, in India o in Perù. Ci sono ormai centinaia di associazioni che ti offrono questa splendida opportunità di solidarietà. Che è aperta a tutti, grandi o bambini, sposati o single, etero o omo. Non ci sono discriminazioni o limitazioni e, soprattutto, sembra facile: basta impegnarsi a versare regolarmente la quota per almeno tre/cinque anni. Ma è proprio così facile e limpido come sembra?

Adozione a distanza: si dovrebbe poter dire che è un sistema facile e limpido per aiutare un bambino e la sua famiglia in un Paese lontano. Ma non è sempre così. Basta guardarsi un po’ attorno per scoprire le prime complicazioni, che iniziano col nome della proposta. C’è chi la chiama adozione a distanza, chi invece sostegno a distanza; c’è chi ti dice adotti un bambino a distanza (quando in realtà adotti la sua comunità) e chi ti offre direttamente l’adozione di una comunità di bambini; e c’è infine anche chi la chiama child link o child sponsorship                   

  Ne parli in giro, chiedi ad amici e colleghi, fai una ricerca su Google, leggi qualche blog e scopri che ci sono anche testimonianze di casi a dir poco inquietanti, come ad esempio le vicissitudini di Intervida e quelle che, a fine 2006, hanno coinvolto il Centro Cooperazione e sviluppo (Ccs Italia Onlus) di Genova (vedi i “documenti”), accanto a casi di eccellenza nella gestione dei fondi raccolti, come quelli di Amici dei Bambini (Aibi) e Asia Onlus di Roma. Il mondo delle Associazioni è infatti pieno di buone intenzioni ma purtroppo non tutte riescono a concretizzarsi, per mille ragioni… A volte sono comunque buone ragioni (farebbe piacere, però, che fossero dichiarate), altre volte – poche, per fortuna – sono invece meno buone.

Scegli la faccia o scegli il progetto?

Come fa il “donatore” a scegliere il progetto da sostenere, soprattutto quando l’impegno economico richiesto è pluriennale? Quali strumenti ha per verificare la coerenza tra il messaggio di comunicazione pubblicitaria usato da un ente per raccogliere adesioni e l’effettivo lavoro svolto poi nei progetti con i fondi raccolti?

Sono due domande a cui è importante rispondere, perché molte associazioni usano l’adozione a distanza per finanziare progetti differenti, magari più complessi e altrettanto “belli”, ma dove i bambini, dopo essere stati lo strumento di marketing, non sono i primi beneficiari del programma di intervento. Nelle prossime pagine vedremo insieme come orientarsi nella scelta di questa speciale forma di solidarietà che è l’adozione a distanza e come essere certi che il proprio denaro venga usato al meglio ed esattamente per lo scopo che ci siamo dati

Il bambino, l’istituto o la comunità?

Hai aderito a un progetto di adozione a distanza? Aggiungi qui un tuo commento o racconta la tua esperienza Adozione a distanza: il bambino, l’istituto o la comunità?

Nel 1998 un’inchiesta del Chicago Tribune mette in luce alcuni degli aspetti più oscuri di questa formula di solidarietà, e da quell’inchiesta partiamo noi per fare il punto sulle ragioni dei favorevoli e dei critici.

Come è nata l’idea di creare un legame economico-affettivo tra un bambino povero, o in una situazione difficile, e un “benefattore”? Alla fine delle grandi guerre mondiali, si pensò di dover dare una mano concreta alle decine di migliaia di orfani e di bambini abbandonati, l’adozione a distanza fu una delle varie risposte umanitarie al loro dramma. In questo contesto nacquero le più grandi e importanti agenzie internazionali di adozione a distanza, World Vision e Plan International. Nel corso dei decenni questo gesto solidaristico è andato ampliandosi, coinvolgendo bambini che vivono con le proprie famiglie in comunità povere nei Paesi in via di sviluppo, oppure in istituti, in attesa di poter rientrare in famiglia. Il grande favore incontrato nei Paesi industrializzati, dove il numero di adesioni è sempre stato elevato, ha favorito la nascita di decine di enti che hanno avviato progetti di questo genere. In Italia, questa forma di solidarietà è stata lanciata alla fine degli anni ’60 dal Pime, il Pontificio istituto delle Missioni Estere, seguito da molte altre associazioni laiche e cattoliche e dalla apertura di filiali di agenzie internazionali.

Tre tipologie di intervento

Non tutti gli enti operano allo stesso modo con i fondi raccolti e qui cominciano le difficoltà per chi intende capire meglio come viene usato il suo contributo. Gli interventi sul campo attraverso l’adozione a distanza rientrano più o meno in tre categorie:

1) progetti che destinano i fondi ai singoli bambini adottati a distanza;

2) programmi di sviluppo a favore di tutti i bambini che vivono nella stessa comunità a cui appartengono quelli adottati a distanza, in modo da evitare discriminazioni;

3) progetti di cooperazione allo sviluppo a favore di tutta la comunità nel senso più ampio del termine, fino a toccare un’intera regione ed i suoi abitanti: in questo caso i bambini adottati a distanza non sono i beneficiari diretti dei contributi.

Per circa due anni alcuni giornalisti del Chicago Tribune adottarono a distanza sotto falso nome 12 bambini con quattro grandi agenzie internazionali (Children International, Childreach, The Christian Children’s Fund e Save the Children), versarono la quota e scambiarono con loro lettere, foto e disegni, come normali sostenitori. Nel 1998 però decisero di partire all’improvviso e di andare a conoscerli. Il giornalista che si recò in Mali scoprì che il bambino a lui assegnato era in realtà morto da due anni mentre aveva continuato a ricevere disegni e messaggi ciclostilati in cui lo si informava delle buone condizioni di salute del piccolo. Gli altri inviati furono più fortunati, videro i bambini ma si resero conto che i fondi destinati avevano dato loro ben pochi benefici e scarso era stato l’impatto sulla loro qualità di vita. Inoltre emerse come in molti casi né i bambini né le rispettive famiglie sapevano dell’esistenza dei loro sponsor, anzi alcuni neppure sapevano di essere stati adottati a distanza. Conseguenza di queste rivelazioni, le agenzie coinvolte avviarono un attento processo di verifica interna che portò anche al licenziamento di alcuni dipendenti e per qualcuna anche la decisione di utilizzare d’ora in avanti altre modalità di raccolta fondi, più coerenti con il lavoro effettivamente svolto sul campo.

L’inchiesta del Chicago Tribune  del 1998

A tutto ciò si deve aggiungere che a partire dagli anni ’90 l’adozione a distanza è al centro di polemiche e di critiche da parte di molti che non vedono di buon occhio alcuni suoi aspetti. Nel marzo del 1998, per esempio, un vero e proprio terremoto scosse a livello internazionale il “business” miliardario delle adozioni a distanza. Un giornale Usa, il Chicago Tribune, pubblicò un’inchiesta condotta su quattro grosse agenzie internazionali, rivelando come il loro messaggio pubblicitario non coincidesse affatto con il lavoro svolto sul campo.

Pubblicità ingannevole? Pare proprio di sì. Mentre gli annunci suggerivano la possibilità di avere un legame diretto tra un bambino e un donatore, attraverso l’adozione a distanza, in realtà l’inchiesta fece emergere come i bambini ricevessero ben pochi benefici dai contributi. Anzi, alcuni erano addirittura scomparsi tempo e il donatore ignaro continuava a versare il suo contributo.

I pro e i contro dell’adozione a distanza

Quali sono le critiche che alcuni muovono a questo sostegno a distanza? Prima di tutto costa molto la sua complessa amministrazione, la raccolta delle foto e dei messaggi, la posta ai donatori. Queste attività sono addebitate ai progetti, che si vedono così sottrarre risorse che potrebbero essere impiegate nel lavoro sul campo; sono costi peraltro che non appaiono mai in dettaglio nei resoconti forniti. Per limitare le spese talune agenzie utilizzano i membri stessi della comunità che vengono pagati con una piccola somma di denaro per ogni messaggio raccolto… con la conseguenza che a volte sono loro stessi a scriverlo, o a fare il disegno, se il bambino non è raggiungibile, per non perdere il magro guadagno!

 Per avviare un’adozione a distanza

Chi è interessato a effettuare una adozione  a distanza non deve lesinare dal raccogliere ampie informazioni sulla struttura che dovrà accoglierlo e gli verranno inviate tutte le informazioni necessarie e la foto del bimbo da aiutare. Reciprocamente, chi vorrà fare una adozione invierà i suoi dati all’organizzazione di raccordo.  Il sostegno a distanza di un bambino è un aiuto concreto in grado di garantirgli un futuro migliore, istruzione, igiene e salute.

Il sostegno sarà costituito da un contributo economico  tratta di un contributo economico e sarà il primo passo che mira alla protezione del bambino da malattie e analfabetismo. Questo gesto d’amore iniziale può aiutare a investire sul futuro dell’intera comunità che lo accoglie al fine di ottenere risultati duraturi nel tempo.

Al bimbo adottato – e soprattutto in  più piccoli – verranno insegnate le pratiche sanitarie più corrette, in particolare quelle igieniche, per dar loro la necessaria educazione costituita da corsi di settore. Nelle scuole verranno messi a disposizione i servizi igienici più necessari che saranno divisi per bambini e bambine, saranno ben spiegati i più corretti sistemi di lavaggio delle mani e del viso e saranno pure costruite preziose cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Ciò costituirà la possibilità di raccogliere questo bene prezioso consentendone l’accesso nei periodi della siccità. 

Sarà così possibile contrastare l’incidenza di malattie molto comuni, quali le infezioni respiratorie acute, il  tifo, l’epatite, gastroenterite e dissenteria, uno dei principali killer dei bambini sotto i 5 anni.

Adottare quindi un bambino è un semplice gesto che potrà cambiare il suo futuro e nella sua crescita per essergli vicino nei momenti più importanti della sua vita e per avviare un legame solido nel tempo. Questa vicinanza sarà sempre un sostegno e una forza per quando diventerà grande. 

L’adozione a distanza è un’esperienza in grado di cambiare due vite: quella di un bambino e quella di colui che sostiene la donazione.  Attivando un Sostegno a Distanza Amref, il donatore sarà sempre tenuto a conoscenza del significato e del valore concreto dell’aiuto per il bambino e per i suoi compagni di scuola. Un programma di aggiornamenti, infatti, arriverà direttamente dalla sua scuola e da parte del bambino adottato.

Informazioni sul bambino

A ogni sostenitore di ciascun bambino verrà fatto conoscere il nome del piccolo, la sua età, il suo villaggio e la progressione nello studio e quindi la sua storia. Il bimbo sarà sempre in contatto con il suo sostenitore, grazie alle lettere, ai disegni e ai lavoretti che gli saranno inviati ogni anno

Aggiornamenti sulle attività dei bambini

Sul sito internet della Onlus vi sarà pure un video riservato attraverso il quale i sostenitori possono valutare quanto il loro contributo possa essere di aiuto verso tutti i bambini. Si potrà quindi sapere come procedono nuovi progetti, nuove attività e i progressi che si raggiungono grazie ai contributi di coloro che passo dopo passo mantengono il sostegno a distanza

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