Tempo d’estate, tempo di libertà, tempo di autonomia

Scritto da  AngeliPress 15 Agosto 2020 a cura di Danilo Melandri

Torna l’Editorialista di AngeliPress Rebecca Zoe de Luca, collaboratrice di Marie Claire, Elle e Vanity Fair, nonché adolescente che frequenta il quarto ginnasio a Milano. Nuota, scia, va in barca con i genitori, recensisce i libri che legge, ama la scrittura e ama la vita, nonostante sia affetta da Atrofia Muscolare

Le vacanze estive sono il momento dell’anno in cui si perde completamente la cognizione del tempo. Quest’anno, come sempre, sono iniziate ai primi di giugno, ma la sensazione che provavo era totalmente diversa: finalmente mi sentivo libera. La prima cosa che mi venne in mente, che col senno di poi, non era per nulla una buona idea, fu quella di chiedere ai miei di rimanere tutto giugno a Milano per poter stare con i miei amici che fino a maggio avevo visto solo in videochiamata.

Ebbene l’idea non sarebbe neanche stata pessima se non fosse stato per il torrido caldo milanese e per la possibilità di andare al lago dopo mesi chiusa in casa. I miei genitori mi risero in faccia. Io, però, non vedendo il lato comico della mia geniale trovata, lo presi come un dramma personale, ero già pronta a dover dire addio ai miei amici fine a settembre. Alla fine mi venne un’idea, o meglio venne a mio padre: potevo invitare 5 amiche per una settimana al lago. Esagerate come sempre iniziammo i preparativi della vacanza, come se dovessimo partire per il giro del mondo in 80 giorni: un mese prima iniziammo le interminabili chiamate per programmare questioni di vitale importanza tra cui chi doveva portare la piastra per capelli o se acquistare Nutella o crema di nocciole – qui scoppiò una diatriba che si concluse solo davanti alla cassiera perplessa del supermercato di Bellagio.

Fra chiamate, videochiamate, poemi epici su whatsapp e discussioni sugli orari del treno e del traghetto – ancora una volta tutto inutile, vinse il trasporto su ruota, finalmente arrivò il fatidico giorno: ci saremmo autogestite per una settimana intera in un appartamento nelle vicinanze della casa dei miei. Per quanto ci conoscessimo già molto bene, in quella settimana imparammo a conoscerci più a fondo. Capimmo alcune cose tra le quali il fatto che io avevo un chiaro problema nel calcolo dei tempi: naturalmente gli spostamenti avvenivano tutti a piedi e per me ogni luogo, qui al lago, distava 5 minuti da casa. Puntualmente quei 5 minuti diventano 30 se non 40 sotto il sole cocente di fine giugno – finimmo per scottarci più volte a turno.

La più grande novità per tutte noi era doverci gestire in completa autonomia: cucinare – io in malafede mi ero preparata al peggio anche se così non fu – pulire, riordinare, fare la spesa, cioè organizzare una casa. Mentirei se dicessi che non ci furono litigi e momenti di tensione, di cui io mi trovai sempre al centro grazie al mio carattere ‘pacato’ e ‘riflessivo’, ma furono nettamente superiori i momenti in cui ridemmo fino alle lacrime. Fu una settimana stupenda e intesa, con ritmi serratissimi – mi alzavo alle 8 e facevo sempre le 2 del mattino. Fu così che, partite le mie amiche, iniziai a dormine oltre mezzogiorno. Un tour de force che non vediamo l’ora di ripetere quanto prima, perché la stanchezza non è sicuramente nulla paragonata ai momenti magici ed indimenticabili vissuti con le mie amiche durante questa calda estate 2020.

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