Coronavirus, Caritas, in Italia aumentano i “nuovi poveri” dal 31% al 45%

Ottobre 2020

di Danilo Melandri

Un centro di aiuto e ristoro all’aperto si offre nei mercati anche ai turisti stranieri

Presentato il Rapporto 2020 povertà ed esclusione sociale intitolato “Gli anticorpi della solidarietà“. Registrato un incremento del 12,7% del numero di persone seguite rispetto allo scorso anno

Preoccupante la fotografia degli effetti economici e sociali della pandemia emersa dal Rapporto 2020 su povertà ed esclusione della Caritas italiana, Un incremento, secondo l’organizzazione umanitaria “sicuramente sottostimato” e diverso dal passato, “quando la povertà era sempre più cronica, multidimensionale, legata a vissuti complessi“.

Lo scenario italiano nel quale le Caritas italiane operano ha registrato nel secondo trimestre del 2020 una marcata flessione del Pil, un calo di 841mila occupati rispetto al 2019 e l’aumento degli inattivi. “Sembra dunque profilarsi il tempo di una grave recessione economica – osservano i curatori del Rapporto – una situazione che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008“. 

Un homeless avvolto in un sacco dorme sotto alle arcate al centro di Torino

Aumenta il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani e delle persone in età lavorativa; cala di contro la grave marginalità. A fare la differenza rispetto al 2008 è il punto di partenza: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti è più che doppio rispetto al 2007.

Una crisi che, secondo i dati pubblicati da Banca d’Italia, nei mesi di aprile e maggio, ha provocato una riduzione di reddito per la metà delle famiglie italiane, anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti; per il 15% del campione il calo è di oltre la metà del reddito complessivo.

Un mercato del centro di una grande città con numerosi banchi vuoti

La drammatica situazione di povertà è destinata a peggiorare per esclusi, autonomi e minori, registra ancora il Rapporto Caritas spiegando che quello che il Covid-19 ha messo in evidenza è “il carattere mutevole della povertà. Stiamo ora entrando in una nuova fase nel nostro Paese“. Il Reddito di cittadinanza protegge chi è incluso “ma gli esclusi vedranno peggiorare la loro situazione in una situazione in cui le possibilità di ripresa economica hanno prospettive lunghe“. I lavoratori autonomi saranno più esposti al rischio povertà per la mancanza di lavoro, “considerata l’assenza di un regime di tutela stabile in loro favore“.

Ci saranno molte oscillazioni cosiddette “dentro-fuori” per chi è a ridosso della soglia di povertà. I minori subiranno un “doppio colpo”: le difficoltà del presente (minori in famiglie povere e intermittenza dei percorsi di istruzione) e il futuro pregiudicato a causa della “difficoltà di uscire dalla condizione di povertà e l’incertezza di percorsi di istruzione solidi, stabili, duraturi”. Di fronte a questa situazione “inedita” Caritas italiana propone nuovi strumenti di analisi e di intervento. In particolare, chiede di “mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con dati sui percettori delle misure di contrasto; realizzare analisi di lungo periodo per monitorare come cambiano le condizioni di vita delle persone in povertà e se e come su di esse incidano le misure pubbliche ; concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come un ‘work in progress’” ossia periodicamente “aggiustate” per meglio rispondere alle trasformazioni in corso e affrontare l’incertezza.

Il 43% delle Caritas ha valutato come positivo l’impatto del Reddito di emergenza per le persone e le famiglie prive di altri ammortizzatori sociali. Tuttavia viene segnalato il paradosso di non potere raggiungere i più deboli.

Da una rilevazione condotta su un campione di 756 nuclei beneficiari dei servizi Caritas nei mesi di giugno-luglio 2020, il Rem (Reddito di emergenza) è risultata la misura più richiesta (26,3%) ma con un tasso di accettazione delle domande più basso (30,2%) rispetto alla indennità per lavoratori domestici (61,9%), al bonus per i lavoratori stagionali (58,3%) e al bonus per i lavoratori flessibili (53,8%). Il Rem è stato fruito prevalentemente da nuclei composti da adulti over 50, soprattutto single e monogenitori con figli maggiorenni, con un reddito fino a 800 euro e bassi tassi di attività lavorativa.

Si tratta, spiega Caritas, di un profilo “del tutto sovrapponibile a quello di coloro che percepiscono il Reddito di cittadinanza” (32,5%) all’interno dello stesso campione intervistato: nuclei a reddito molto basso (49,7%), single (45,3%) e coppie senza figli (43,7%), prevalentemente anziani (42,2%). Questo dice che, tra le due misure, “rispetto alle caratteristiche dei beneficiari, vi sia sovrapposizione piuttosto che compensazione“. In un focus group specifico sulle misure emergenziali è emerso, tra l’altro, che le misure sono state “attivate con lentezza e ottenute con ritardo”, con “poca chiarezza sugli strumenti” ed il “paradosso di misure emergenziali che creano esclusione, favorendo chi è già inserito nel sistema di welfare e scoraggiando o sfavorendo gli esterni”.

Nel periodo maggio-settembre 2020, confrontato con gli stessi mesi del 2019, l’incidenza dei “nuovi poveri” per effetto dell’emergenza Covid è passata dal 31% al 45%: “quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta”. Lo afferma la stessa Caritas nel Rapporto Povertà. Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa.

Nei tre mesi più difficili dell’emergenza Covid, da aprile a giugno di quest’anno, la Caritas ha assistito 450mila persone; una su tre era la prima volta che si rivolgeva all’ente di beneficienza.

Tra le file degli assistiti sono arrivati anche i piccoli commercianti e i lavoratori autonomi: oltre 2mila di loro sono stati aiutati da Caritas.

Caritas, aumentano i "nuovi poveri" dal 31% al 45%

Questo Boom di nuovi poveri del 2020 è registrato nell’ultimo rapporto Caritas che evidenzia come da un anno all’altro il numero di nuovi poveri che si rivolgono ai centri di ascolto diocesani e parrocchiali della Caritas è passata dal 31% al 45%. Quasi una persona su due lo fa per la prima volta. Nel trimestre  (marzo-maggio) la rete Caritas ha registrato un forte incremento del numero di persone sostenute a livello diocesano e parrocchiale: circa 450mila persone. Sono aumentate le donne, più fragili e svantaggiate sul piano occupazionale, e gli italiani (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno). 

La pandemia sociale in Italia ha ora una fisionomia ben definita. Il rapporto 2020 sulla povertà della Caritas italiana intitolato “Gli anticorpi della solidarietà”, presentato nella “Giornata mondiale della povertà”, ha tracciato presentato lo scenario economico e sociale dell’attuale crisi da Covid19, lanciando l’allarme su un ormai vicino periodo che non si sa prevedere quanto possa essere lungo e paesante in questa attuale “grave recessione economica” . Di conseguenza, sottolinea la Caritas , vi sarà la nascita conseguente di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008.

Un quadro di impoverimento inaspritosi in pochi mesi che inesorabilmente allargherà il quadro dei cosiddetti “ULTIMI”. L’analisi della Caritas nasce da un dato molto preciso:  Si è innalzato drammaticamente il settore dei NUOVI POVERI che nel 2020 si sono presentati per la prima volta ai centri di ascolto che l’anno scorso era del 31% e ora ha toccato il 45%.  Questi numeri registrano che quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas in parrocchia era del tutto sconosciuta. non si era mai vista.

E sempre più sono presenti famiglie con minori, donne, giovani che dal precariato sono passati alla disoccupazione. Per quanto riguarda le nazionalità di questa parte sofferente della popolazione, i nuclei di italiani sono la maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno).

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