Il virus del Covid: gli scimpanzé nei parchi in Africa possono subire infetti dal raffreddore umano

di Danilo Melandri

Ebbene sì, sembra strano, ma anche gli scimpanzé – come tutte le grandi scimmie – sono esposte al rischio del Coronavirus. Il tema è balzato fuori in quest’ultimo periodo nel quale fervono le ricerche per lo studio di un vaccino per combattere il virus che sta mietendo vittime in tutto il mondo. 

Gli scimpanzé, essendo geneticamente simili a noi, possono contrarre facilmente le stesse patologie dell’uomo, soprattutto respiratorie.   La diffusione della pandemia del Covid-19, diffondendosi in questi animali, come nei gorilla o negli oranghi, potrebbe anche provocarne la morte.

Le prime tracce del raffreddore umano, che reca danni anche alla razza delle scimmie, risalgono a un contagio – avvenuto sette anni fa – fra degli scimpanzé nel parco di Kibale, in Uganda. Questo virus respiratorio portato dall’uomo, uccise cinque dei sessanta animali contagiati nel parco. Anche in costa d’Avorio, nel parco di Tai, ci sono stati focolai epidemici legati a questo virus respiratorio, che ha portato a una rapida perdita di una parte di popolazione di scimpanzé. Due anni dopo lo studio degli effetti mortali che il raffreddore umano ha avuto sugli scimpanzé, in Uganda, è stato condotto un nuovo studio, che individua altri due tipi di virus respiratori d’origine umana propagarsi nello stesso luogo. Nel parco nazionale dell’Uganda, duecentocinque scimpanzé, conosciuti con il nome  della comunità ‘Ngogo’ sono stati duramente colpiti dall’infezione e venticinque di essi hanno perso la vita. Un altro gruppo di animali colpito dallo scoppio del virus è il Kanyawara, composto da cinquantacinque scimpanzé, nel quale la malattia respiratoria ne ha attaccato il settanta  percento senza, però, provocare morti.

Frontiers in Public Health“, un importante giornale di ricerca internazionale, afferma che almeno un quinto delle morti improvvise degli scimpanzé di montagna, sia causato dalla trasmissione di virus respiratori da parte di esseri umani. Nei parchi ugandesi, infatti, i turisti debbono rispettare distanze di sicurezza prestabilite tra uomo e animale, e lì sono di ben sette metri. Le guardie forestali, dunque, sono tenute a intervenire  con rigore verso i visitatori del Parco allo scopo di limitare e individuare i contagi all’interno della comunità degli scimpanzé.

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