Il terremoto in Irpinia di quarant’anni fa: 2914 morti, 362mila edifici crollati, 687 comuni devastati

Una donna piange seduta su una bara

di Danilo Melandri

La sera del 23 novembre 1980 , quaranta anni fa, la terra dell’Irpinia fu devastata da tre furibonde scosse di terremoto che durano circa un minuto. Un minuto di terrore, erano le 19,35 e rimase distrutta una delle zone più povere e isolate d’Italia. La forza del sisma raggiunse la magnitudo massima di 6.9 e le scosse si alternarono in rapida successione in Irpinia.

L’irpinia è una zona geografica del sud Italia compresa tra le province di Salerno, Avellino e Potenza. Secondo stime ufficiali queste scosse causarono 2.914 morti e danneggiarono 362.000 edifici in 687 comuni, compresi Benevento, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia.

Questa tragedia è stata dovuta a un sisma fra i più disastrosi mai avvenuti in Italia: colpì una zona rurale già considerata tra le più povere del paese, con centri abitati isolati e mal collegati, alcuni dei quali vennero quasi completamente rasi al suolo. Gli sfollati furono oltre trecentomila.

L’epicentro delle tre scosse principali — ognuna delle quali più forte del terremoto dell’Aquila del 2009 — fu individuato tra i comuni campani di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, tutti al confine con la Basilicata. In quei luoghi la sera del 23 novembre 1980, a quindici chilometri di profondità, si verificarono in successione tre distinte rotture che raggiunsero la crosta terrestre provocando una squarcio tuttora visibile lungo 35 chilometri. Gli effetti dell’evento vennero percepiti in quasi tutta la penisola, ma i danni maggiori si concentrano tra Campania e Basilicata, dove le scosse continuarono anche il giorno successivo.

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