Covid-19, la Fase 3 non è avviata e i 150 centri anziani della città rimangono ancora chiusi e senza regole

di Danilo Melandri

La denuncia del Coordinamento: “Per il Comune di Roma l’1 luglio possiamo riaprire ma non nella correttezza, bensì nel caos più totale”

Fase 3, i centri anziani sono sempre chiusi e, a circa 20 giorni dalla possibile riapertura prevista per il 1 luglio, sono ancora senza regole. E così il Comune, pressato dal Coordinamento Centri Anziani di Roma che chiede con urgenza chiarezza, nell’ombra scarica la patata bollente direttamente ai Municipi.

Con una manovra che il Coordinamento definisce “degna di un navigato prestigiatore”, il Dipartimento Politiche Sociali del Comune di Roma il 19 maggio ha infatti inviato una nota a tutti e 15 Municipi della Capitale in cui comunicava che sarebbe stato loro compito quello di provvedere alla manutenzione dei centri anziani), alla sanificazione delle strutture, alla consegna dei dispositivi di protezione ai responsabili e di procedere alla scrittura delle direttive che i centri avrebbero dovuto seguire una volta riaperti.

Di tutta questa modifica delle procedure, con il Comune di Roma che è sia proprietario delle mura dei centri anziani che responsabile della gestione dei centri, nessuno ha avvisato il Coordinamento Centri Anziani di Roma che è venuto a conoscenza della cosa solamente svariati giorni dopo e non per una comunicazione da parte della Raggi o del Dipartimento Politiche Sociali, ma per una “soffiata” arrivata da un informatore.

È assurdo che il Comune scarichi tutto sui Municipi quando è suo compito regolamentare la gestione dei centri, con un regolamento che è fermo dal 2010, e stilare le direttive per ripartire in sicurezza – spiega il presidente del Coordinamento Centri Anziani di Roma, Michele De Maio –. Per il Comune il 1 luglio possiamo riaprire ma non nella correttezza, bensì nel caos più totale. Si è completamente dimenticato di noi, ignorando tutte le pec che ho inviato al sindaco Raggi ed all’assessore alla Persona, Scuola e Comunità solidale Veronica Mammì. Come possiamo riaprire senza sapere quali misure prendere o quanto distanziamento avere tra i nostri anziani? Come si fa ad aprire se nessuno ci dice quello che si può e quello che non si può fare? Così che riaprono a fare? A mio avviso i centri non dovrebbero riaprire finché non viene modificato il nostro regolamento, oramai fermo da 10 anni. La decisione poi di decentrare tutto ai Municipi è la ciliegina sulla torta, è la prova che il Comune M5S se ne sta lavando le mani. Ogni Municipio può quindi far ciò che vuole di noi, può fare direttive a proprio piacimento. Una giungla in pratica, con la possibilità che ogni Municipio abbia regole diverse dagli altri. E poi come fanno i Municipi, sommersi di spese, ad acquistare anche i materiali per i centri anziani? Dove li trovano i soldi? Come fa il Comune a pensare che i Municipi possano caricarsi anche le spese dei centri anziani”.

Dopo 21 giorni dall’invio di questa nota da parte del Dipartimento Politiche Sociali, solamente i Municipi V, VI e X hanno iniziato a svolgere qualche sanificazione e qualche manutenzione all’interno dei centri: ad oggi le strutture sanificate non superano però una decina rispetto alle 150 esistenti. il Comune di Roma ha completamente abbandonato a se stessi i centri anziani, anche la Regione Lazio non è stata da meno. “Anche la Regione ha fatto pochissimo per noi, con Zingaretti che non ha mai risposto  – continua De Maio –, ma almeno qualche direttiva l’ha data ai centri anziani del Lazio. Nell’ordinanza dello scorso fine maggio con oggetto “Ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019”, gli anziani sono inseriti nei 15 punti che i centri culturali e ricreativi dovranno seguire. Un compito quello fatto da Zingaretti visto che il suo collega dell’Emilia Romagna Bonaccini per i centri anziani a scritto 16 pagine di direttive.

           “O il Comune corre ai ripari ed emana al più presto delle direttive serie e ben fatte in cui faccia chiarezza su tutte le attività che i centri anziani possano fare dal 1 luglio – conclude De Maio –, oppure le strutture non riapriranno. Servono risposte chiare per poter far tornare un po’ di normalità anche all’interno di una categoria fragile ed a rischio come quella degli anziani”.

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