Ma cosa è la “Gattoterapia”?
I Gatti misteriose creature
Di Danilo Melandri
A volte potrebbe accadere a qualcuno di noi di dover affrontare qualche difficile problema nella vita – magari anche inaspettatamente, ma non tanto poi. E potremmo anche trovarci a non sapere che fare. Come reagire? ricorrere a qualche psicologo, ma con quali costi, soprattutto se si ricorre a un nome di grido? Pochi sanno invece che potrebbe anche esistere una terapia sconosciuta, che si dice sia praticata in un esclusivo circolo londinese, la cosiddetta gattoterapia, una pratica abbastanza semplice, non costosa che potrebbe insegnare a vivere imitando i piccoli felini domestici, magari apprendendo per se stessi la loro sensualità, indifferenza, eleganza. E inoltre, la loro innata aristocrazia. Si faccia avanti chi non ha mai ammirato la dolce vita dei gatti: ci guardano con aria superiore, hanno atteggiamenti da veri signori e, soprattutto, si sentono liberi da qualsiasi tipo di legame verso noi umani. Ma chissà se potrebbe mai essere questa la giusta soluzione?” Di questo ne parla diffusamente lo scrittore Giorgio Pirazzini nel suo libro “Gattoterapia”, dove narra la storia di una coppia che vive a Londra e sta attraversando un po’ di difficoltà: lui sarebbe un pubblicitario un po’ fallito e nel pieno di una sua latente problematica coniugale, ma che riesce a ritrovare la sua autostima e a superare anche la sua crisi esistenziale grazie a una terapia che insegna a pensare un po’ al modo dei gatti imitandone l’indifferenza e l’eleganza. Quindi la risposta che traspare alla domanda posta dal libro è sicuramente affermativa. Il protagonista di questa storia, infatti, si piazza subito un gatto sul divano, su una sedia…, ne osserva l’indolenza, la calma, il silenzio della sua discreta ed elegante compagnia e lo imita nell’esercitare lui stesso questi sentimenti. Impara così finalmente a dare il giusto peso alle vicende umane!. L’autore spiega come trarre vantaggio dalla vicinanza con un gatto semplicemente acquisendo “gli aspetti che più ci piacciono: il distacco, la sensualità, la signorilità. Non c’è animale al quale vorremmo assomigliare di più, in cui vorremmo poterci reincarnare”. Molti di noi amano i cani, ma chi amerebbe mai vivere con un guinzaglio al collo?”. L’autore prosegue inoltre che per vivere come un gatto bisogna sentirsi un gatto e per farlo il suo protagonista indossa sotto i vestiti, come si dice ‘a pelle’, una vera e propria “calzamaglia gattosa” e questo per sentirsi “felino dentro“ per potersi comportare di conseguenza. Il punto di arrivo sarebbe proprio quello di lasciarsi dietro alle spalle qualche piccolo contrattempo quotidiano, a non ingigantirlo. Distaccandosi magari da tante piccole angustie che ci potrebbero opprimere… Vivere come un gatto significa dormire, mangiare, stiracchiarsi, cercare sempre le coccole, appisolarsi, prendersi cura di sé (leccandosi e lucidandosi il pelo), giocare con una pallina fino allo sfinimento, osservare il vuoto senza cercare mai un reale obiettivo. Esiste inoltre in biblioteca anche un altro libro parla di questa strana “medicina” e si tratta appunto della “Gattoterapia – Gli esercizi” scritto a più mani (Igor Sibaldi, Laura De Tomasi, Serena Daniele). Nel testo è spiegato come la presenza di un gatto in famiglia non è importante solo per il benefico influsso di un frammento di natura selvaggia in casa, ma anche per contrastare lo stress dei grandi o per far crescere i bambini in modo più equilibrato. Infatti il gatto apporta benefici sull’autostima e sul self-control, sullo sviluppo della creatività, dell’attenzione all’ambiente e agli altri “umani”, e nel libro vi è anche un contributo di Igor Sibaldi sul “gatto-maestro” dal punto di vista dell’antropologia e della teologia. I gatti sono animali molto individualisti, particolari e si dice che Dio abbia creato il gatto per dare all’uomo il piacere di accarezzare la tigre. E infatti tti la sensazione che si ha quando si allisciano questi animali è proprio quella di cauta riverenza, sono indipendenti, coccoloni, burberi e indifferenti ma altrettanto dolci e affascinanti. Un vero enigma – quello del gatto – con il suo comportamento spesso definito a “due facce”, spesso incompreso perché molto simile al comportamento umano è completamente differente da quello di altri animali. Prendiamo il cane per esempio, fedele e attaccato al suo compagno umano sembra quasi suo “schiavo” (per usare un termine forte) mentre un gatto anche se accoccolato sulle ginocchia del suo “umano” non sembrerà mai esserne posseduto, anzi spesso si usa dire che sia il gatto a comandare in casa, a scegliere il proprio compagno, mai padrone. Ma è proprio questa somiglianza alle caratteristiche umane, mescolata quelle feline per far si che il gatto sia un ottimo toccasana per la salute emotiva. La Gattoterapia è impiegata da diversi anni con i bambini autistici o che hanno problemi di autostima, pare che i bambini a contatto con i gatti abbiano notevoli miglioramenti motori ed emotivi, alcuni bambini autistici per esempio riescono a interagire con l’animale mentre sembrano assolutamente indifferenti alla presenza di genitori o amici. Si può quindi affermare che la Gattoterapia sia un ottimo rimedio contro l’ansia, lo stress e la depressione, ma non solo alcuni affermano anche che chi possiede un gatto abbia una salute fisica migliore di chi non li possiede, infatti diversi studi dimostrano che chi soffre di cardiopatia mostra buoni segni di miglioramento vivendo con un gatto, questo perché le fusa che lui trasmette quando gli si fanno le coccole (hanno una frequenza di 20-140 hz), siano un potente anti-stress capace di abbassare la pressione nelle arterie (un lungo studio di anni realizzato all’Università del Minnesota ha svelato come i proprietari dei gatti riducano del 40% il rischio di subire una patologia cardiaca). Anche i malati di Alzheimer hanno benefici nel contatto coi gatti, infatti le fusa e il loro morbido manto tendono ad evocare piacevoli ricordi alla mente di queste persone. Volete quindi sapere come praticare la Gattoterapia?
E’ semplice, adottate un gatto o visitate un amico che ne ha uno, oppure frequentate posti dove i gatti non mancano, canili o gattili (ma di solito sono in gabbia, e non è piacevole vederli) o anche colonie feline; sedetevi accanto a uno di loro, osservatelo, accarezzatelo, godetene le fusa, giocate insieme, mostrate rispetto socchiudendo gli occhi mentre vi guardate a vicenda, assaporate ogni suo movimento fluido e rilassato, ma anche quelli più energici e scattosi tipici dei felini… Vi sentirete subito meglio, imparate a vivere come loro, osservate, sbadigliate e tornate a pisolare, giocate fino a sfinirvi, ignorate le cose non importanti, snobbate i fastidi e – se potete – crogiolatevi al calduccio di un piccolo focolare. Ma dove lo potreste trovare? Ormai. nella vita moderna. i classici caminetti a legna in casa non sembrano esistere più… Nessuna preoccupazione, ma molta attenzione: una piccola stufetta elettrica, o anche a kerosene, può egregiamente essere una valida alternativa. Ma, ripetiamo, molta attenzione al piccolo micio di casa, ama assaporare il tepore ma il suo morbido cappottino non altrettanto… quando ci può magari essere il fuoco! Ci siamo capiti? Proviamo quindi ad amare un gatto e proviamo pure a e coglierne le intenzioni oppure, perfino i suoi messaggi basta osservare le sue vibrisse, gli occhi e le orecchie. I gatti sanno comunicare in un modo complesso e articolato. Per farlo, non usano solo la voce ma anche, anzi soprattutto, il linguaggio del corpo. Per capirlo è quindi fondamentale conoscerne gli atteggiamenti corporei e, in particolare, la mimica facciale. La direzione delle vibrisse, delle orecchie, l’espressione degli occhi, sono quindi di primaria importanza. Dalle orecchie alle vibrisse del gatto: ogni dettaglio ha un suo perché: le orecchie non assumono mai posizioni casuali. Se le tiene dritte e tese, sta semplicemente attento a quanto gli succede intorno. Quando invece le dirige all’indietro, significa che è impaurito da qualcosa. Se poi le appiattisce del tutto, fino quasi a farle scomparire, significa che è davvero terrorizzato e che, magari per reazione alla presenza di un altro gatto, può attaccare. In questo caso è bene non disturbarlo. Potrebbe anche avere una imprevedibile reazione in sua difesa. Altro importante elemento per scrutare gli umori del nostro micio è quello di osservare attentamente le sue Vibrisse. quei lunghi e sensibili baffoni bianchi che ha attorno al naso, che è sempre umido e sono dei veri e propri sensori, importanti indici sui suoi stati d’animo. Quando il micio è tranquillo, assumono una linea ad arco. Se sta per attaccare, sono rivolte all’indietro. Se invece le punta in avanti, è incuriosito. Passiamo ora agli occhi e andiamo al sito della fotografa-scrittrice Valeria Bonore, attenta e raffinata professionista che raccoglie immagini sugli animali, la natura, l’ambiente che ci circonda: sono sue le immagini di alcuni atteggiamenti dei mici che lei da sempre raccoglie; gli occhi del gatto, quelli che forse più ci affascinano, a volte sembrano misteriosi e indecifrabili. Ma con un po’ di attenzione si può notare che se il micio ha paura le sue pupille si dilatano, mentre, quando è voglioso di coccole e sta esprimendo affetto al suo padrone, i suoi occhi, a partire dalle palpebre, si assottigliano e diventano due misteriose e impenetrabili fessure