Il Prefetto Francesco Tagliente, 40 anni dalla strage in via Fani, un ricordo dalla Associazione familiari vittime stragi e terrorismo

di Danilo Melandri

L’agguato di via Fani a Roma nel quartiere Trionfale,  fu un sanguinoso attacco terroristico compiuto da militanti delle Brigate Rosse il mattino del 16 marzo 1978 per sequestrare l’on. Aldo Moro. Importante esponente politico della Democrazia Cristiana. Nell’agguato le BR uccisero i 5 poliziotti di scorta allo statista. Questo tragico fatto di sangue degli anni di piombo fu il primo atto del rapimento dell’esponente politico che si concluse dopo 55 giorni con il ritrovamento del corpo di Moro nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Michelangelo Caetani.

Il Prefetto Francesco Tagliente, che negli anni passati è stato Questore a Roma e Prefetto a Pisa, oggi coordina l’Associazione Vittime delle Stragi e del Terrorismo. Nel periodo del rapimento, Tagliente dirigeva il Nucleo Volanti di Roma e, la notte precedente alla strage, lui e i suoi uomini avevano appena concluso il turno smontante.  Raccontando quel terribile periodo che seguì dalla mattina successiva in poi, Tagliente parla del suo reparto. Da quel momento, racconta, “vennero momenti difficili, la paura era in tutti noi, quando si usciva di casa non si sapeva se saremmo rientrati, qualcuno si era allontanato dall’amministrazione, altri avevano mandato la famiglia nei paesi di provenienza,  oppure avevano  cambiato nome sul citofono di casa, molti si sentivano dei bersagli mobili ma poi, esorcizzando le paure,  pensando ai valori fondanti  della Costituzione, il dovere di servire, il dovere di continuare , tutti abbiamo trasformato le paure in determinazione a contrastare quei momenti di violenza”.

Oggi – prosegue l’allora capitano prendendo spunto da certe sventate parole di alcuni terroristi nella dura ricorrenza – preferisco pensare alle vittime, a tutti i familiari delle  vittime della violenza in generale”. Tagliente preferisce riflettere su chi ha gestito il terrore di quegli anni, piuttosto che sentire le  loro voci  che pontificano in certe interviste.  “Hanno distrutto intere famiglie di persone colpite e uccise in maniera vigliacca nel momento in cui stavano vivendo un loro momento di debolezza, magari stavano uscendo di casa, oppure stavano scendendo in un garage. Colpiti alla schiena” “Voglio ancora ricordare – conclude il Prefetto – ciò che queste famiglie hanno dato per la nostra Democrazia, i loro cari hanno pagato con il prezzo della vita, e non mi riferisco solamente alle vittime ma, con un inchino, voglio rendere omaggio anche a tutti coloro che sono sopravvissuti agli attentati”   

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