La fame nel mondo

di Danilo Melandri.

       Quando si parla di “fame” nel mondo, bisogna parlare del Terzo mondo, cioè di quell’area geografica che non fa parte né dell’occidente industrializzato, dove l’economia è capitalistica e di mercato (Primo mondo), né di quell’area del cosiddetto “socialismo reale” (Secondo mondo), dove la produzione è pianificata dallo Stato e dove però in questi ultimi anni tale modello di sviluppo è entrato profondamente in crisi.

La fame nel Terzo mondo

Come tutti sanno, il Terzo mondo nel 2000 avrà l’80% della popolazione mondiale, che vivrà in condizioni poverissime: già oggi il debito di quest’area coll’estero supera di molto i mille mrd di $.     Tanto è vero che si parla anche di Quarto mondo, quell’area cioè che comprenderebbe i paesi più arretrati del Terzo mondo (ad es. Etiopia, Ciad, Tanzania, Bangladesh ecc.). [Terzo mondo è stata una parola inventata da un giornalista francese nel 1952, in analogia col Terzo stato della Rivoluzione francese].

Che cosa è la fame 

Quand’è che si può parlare di alimentazione insufficiente o di denutrizione? Il fabbisogno alimentare degli esseri umani -come noto- viene espresso in calorie, e varia a seconda dell’età, del peso, del sesso, della salute, del lavoro, del clima, del metabolismo, delle abitudini alimentari. Normalmente, un’alimentazione sufficiente deve garantire almeno 2.000 calorie al giorno.
Ebbene, si calcola oggi che nel mondo più di 1 mrd e 300 mil di persone (circa 1/3 della popolazione mondiale) ha un’alimentazione insufficiente. Secondo l’OMS, di questo 30% almeno 500 milioni non dispongono neppure di 1500 calorie al giorno, per cui soffrono di fame assoluta.

Alcuni dati sulla fame nel mondo

Per non parlare del problema della sete. Le ultime ricerche fatte nel Terzo mondo indicano che in Africa circa il 75% della popolazione rurale non ha acqua potabile; in Americalatina sono il 77%; in Estremoriente circa il 70%. In valori assoluti, sono più di 600 milioni le persone al mondo prive di acqua potabile.
Conseguenze della fame. Un’alimentazione insufficiente porta a: dimagrimento, apatia, debolezza muscolare, depressione del sistema nervoso, minor resistenza alle malattie, invecchiamento precoce, morte per inedia.
Queste conseguenze si manifestano soprattutto nei bambini, la cui mortalità nelTerzo mondo è altissima: ventre gonfio, magrezza, avvizzimento della pelle, apatia, ecc. Le malattie parassitarie e infettive colpiscono soprattutto i bambini non solo a causa della denutrizione, ma anche per le precarie condizioni igieniche (acqua inquinata, mancanza di fogne, ecc.). L’UNICEF ha calcolato che la causa principale di morte dei bambini fino a 5 anni è dovuta alla disidratazione conseguente alle diarree provocate da infezioni intestinali.

Riflessioni sul tema 

Differenze nei consumi alimentari tra Nord e Sud. Come noto, gli alimenti fondamentali che dovrebbero comparire in tutte le diete, sulla base di percentuali più o meno rigorose sono i seguenti: 70% carboidrati (cereali, frutta, patate, zuccheri ecc.) (1 gr. = 4 calorie); 15% proteine, di cui metà di origine vegetale (legumi, cereali ecc.) e metà di origine animale (carne, latte, uova ecc.) (1 gr = 4 calorie); 15% grassi (olio, burro ecc.) (1 gr = 9 calorie); piccole vitamine e sali minerali presenti nella frutta e verdura, e circa 2,5 litri di acqua. Secondo la FAO, i livelli calorici medi della popolazione italiana sono superiori del 50% rispetto al necessario. Da noi la percentuale di bambini che muore nel primo anno di età è di 1,4%.

La scuola negata nei Paesi del Terzo mondo.

“Ti piace andare a scuola?” “Moltissimo….” “Che materie preferisci?” “Hindi, inglese..sono brava in tutte le materie..” “Cosa pensi che diventerai da grande?” “Niente..tanto adesso devo lasciare la scuola, ci andrà soltanto mio fratello. Io devo lavorare in casa, come le mie sorelle e cugine, poi sposarmi, fare figli…” . Nakusha ha otto anni, ma per lei la scuola è già finita, L’attendono giornate di duro lavoro; sveglia alle sei di mattina, preparare il tè e la colazione per tutti, poi lavare i piatti, preparare il pranzo, spazzare per terra, lavare i vestiti….

Nel tempo libero ricamerà al telaio, per fare un po’ di soldi, in casa servono. La sua famiglia si augura che si sposi appena possibile, ma intanto deve lavorare, perché la dote- assolutamente necessaria secondo le tradizioni dell’India- costa cara per il magro bilancio familiare. I soldi spesi per una femmina sono buttati via, dice suo padre. Del resto, l’hanno chiamata Nakusha: che significa figlia non voluta. Non voluta perché femmina.

I problemi del terzo mondo: la condizione dei bambini

“Mi piacerebbe essere un ragazzo. Studierei, giocherei, diventerei qualcuno. Magari un pilota, o un dirigente d’azienda…responsabile di qualcosa. La scuola è importantissima, senza istruzione la tua vita è incompleta, è come non avere una mano o un piede. La scuola è tutto. Se non hai l’istruzione non sei niente.” Quante sono le bambine nel mondo che devono rinunciare a sogni come questi? Quanti sono i talenti sprecati, le intelligenze buttate via tra i lavori domestici e matrimoni precoci,     quante le ragazzine costrette all’analfabetismo, o comunque a un’istruzione limitata, monca? Sono tante, troppe. Oggi, alle soglie del 2000, il 34% delle donne nel mondoè ancora analfabeta (contro il 19 % degli uomini), e i bambini iscritti a scuola sono più maschi che femmine; e i dati più recenti non mostrano grandi cambiamenti, con l’eccezione di pochi paesi come Giordania, Kenya e Tanzania, dove la percentuale di ragazze dotate di un po’ d’istruzione è aumentata del 50%.

Mancanza di istruzione nei Paesi poveri

Oggi nell’Asia Meridionale su 100 ragazzi 75 frequentano la scuola elementare, ma per le bambine la media scende a 55; poco più della metà. In sei paesi – Burkina Faso, Mali, Nepal, Nigeria, Pakistan e Yemen- almeno tre quarti delle ragazze non ha completato alcun livello d’istruzione; in altri quattro – Bangladesh, Guinea, Marocco e Senegal- la quota superà la metà. Quasi sempre, soprattutto nell’Asia meridionale, le famiglie scelgono d’investire solo sull’istruzione dei figli maschi con motivazioni di tipo economico: i soldi non bastano per tutti, e la scelta sembra quasi obbligata. Le ragazze devono lavorare, sposarsi e fare figli, spesso con matrimoni e gravidanze precoci che mettono a rischio la salute delle adolescenti.

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