Vita di Borgata, Don Roberto e i suoi ragazzi

di Danilo Melandri

Presentazione del libro Vita di Borgata, libreria Mondadori di Roma

Maria Immacolata Macioti, La Sapienza di Roma

Luisa Mattia, scrittrice e giornalista

Irene Ranaldi, presidente associazione Ottavo Colle

Massimo Sestili, insegnante e saggista

Alla fine degli Sessanta (1968) un giovane prete, don Roberto Sardelli, fresco di seminario, formatosi poi alla scuola di don Milani, si è battuto per il riscatto esistenziale e morale dei baraccati di Roma. Coerente con la sua scelta di vita decise di andare a vivere nelle baracche vicino all’Acquedotto Felice proprio perché tra i baraccati, i suoi veri parrocchiani, più autentica sentiva la sua missione: don Roberto abbandonò ogni tipo di copertura clericale, ogni privilegio, e testimoniò una condivisione della loro esistenza, delle loro incertezze, delle loro speranze, delle loro lotte. Così animato da “un lampo di follia creativa” Roberto Sardelli fondò la Scuola 725, cosiddetta dal numero civico della baracca che la ospitava, e propose lo studio come leva per uscire da una situazione umiliante in cui la città li aveva gettati. Studio a tempo pieno: non solo per recuperare gli anni perduti in una scuola pubblica che li considerava ragazzi perduti ma aiutare quei giovani a prendere coscienza della situazione che li aveva discriminati con l’obiettivo di riconquistare dignità e umanità a chi era stato relegato ai margini della società.

Tanti ragazzi di allora oggi anziani, ricondano con affetto e gratitudine Don Roberto.

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