Videogiochi, esiste la dipendenza?

di Mariavittoria Cocozza

Dipendenza da videogiochi: esiste realmente? E se esiste, funziona come la dipendenza da stupefacenti?
La risposta ad entrambe le domande non è ancora stata trovata ufficialmente, ma il problema c’è, ed è evidente. Lo dicono gli psicologi più informati, ne scrivono i giornalisti e lo confermano gli studiosi che, attraverso statistiche perpetuamente aggiornate, hanno rilevato numeri esorbitanti e sempre in crescita di bambini e ragazzi che preferiscono stropicciarsi gli occhi dinanzi ad uno schermo, piuttosto che uscire per una boccata d’aria fresca o un calcio a pallone con gli amici.


Ma, a dire il vero, è sbagliato generalizzare o sminuire questa preferenza così diffusa alla ‘pigrizia cronica dei giovani’, poiché in realtà, alla base di questo pairoso e crescente fenomeno, c’è una vera e propria ricerca scientifica. Di fatti, la dipendenza da videogiochi, è considerata dagli esperti una vera e propria patologia, che prende il nome di Gaming Disorder. In particolare, l’associazione di beneficenza ‘Checkpoint’ collabora con la dottoressa e psicoterapeuta Viola Nicolucci, con la quale si occupa da anni di questo tema.

Quest’ultima ha spiegato l’importanza, e sottolineo l’importanza, che i videogiochi possono avere nella vita di chi sta affrontando una malattia mentale. Infatti, molti prodotti commerciali vengono addirittura somministrati clinicamente per abbattere lo stigma del disturbo psicologico.

Da questo sono nate varie associazioni che rimarcano e difendono i diritti dei giochi virtuali; una fra tante proporrebbe letteralmente questoi giovhi come terapia a vantaggop della salute. Ma dall’ausilio che un videogame può portare alla persona malata, non passa molto finché si arrivi al creagli dipendenza.

All’oggi i comportamenti di Gaming Disorder riguarderebbero solo l’1-3% della popolazione e gli studi di Weinstein risalenti al 2017 suggeriscono che questo comportamento sarebbe la manifestazione sintomatica di problemi che hanno un’origine diversa, come l’insoddisfazione di alcuni bisogni psicologici primari.

Disabituare i giocatori ai video games non risolverebbe il disagio, avrebbe quindi solo l’effetto di spostare lo sfogo del disagio su altri target, mezzi o attività.

Print Friendly, PDF & Email