Tutti pazzi per gli scacchi! Dalle lezioni per i bambini fino a quelle nelle aule di scuola.

.dI Maria Vittoria Cocozza

Il nobile gioco degli scacchi attrae i giovani ancor più di un videogioco.

Le regole sono tante, la concentrazione è difficile da mantenere, c’è parecchio ragionamento dietro ad ogni singola mossa, ma per i bambini è pur sempre un gioco. Hanno risposto in molti, infatti, alla prima giornata del Festival degli scacchi, nel Parco Pitagora di Crotone. La location è accogliente e l’atmosfera è perfetta per imparare a giocare a scacchi. Ogni pomeriggio, si tengono lezioni per curiosi e principianti. Di gente ce n’è tanta, i bambini hanno voglia di imparare e si spera che continuino a giocare anche dopo. Dionigi Mano è uno degli organizzatori, ed illustra mostre e strategie agli occhi dei più attenti.

Ad assistere alla spiegazione, anche un papà con la sua bambina di 8 anni: «Per noi è la prima volta con gli scacchi, abbiamo sempre giocato a dama, ma con gli scacchi non avevamo mai provato. Stiamo seguendo la magnifica lezione, e lei sta già iniziando a giocare».


Numerose le postazioni dei giocatori, in cui i più esperti si cimentano in avvincenti sfide. I due giocatori più piccoli hanno appena sei anni. «Ho accompagnato i miei figli e nipoti, sanno tutti giocare a scacchi, persino mio figlio di cinque anni, che porterò la prossima volta. Hanno ereditato la passione dal nonno, sapevano muovere i pezzi già a due anni. Si divertono, sia a vincere che a perdere: si impara dalle sconfitte e si gioisce per le vittorie» ci racconta una signora. «Si va avanti solo con la passione e la passione viene provando a giocare» commenta Ezio Scerra, membro del consiglio direttivo dell’Asd Scacchi Giò Leonardo di Bona, mentre dispensa consigli ai piccoli giocatori. «I bambini sono attratti da questo gioco, perché – aggiunge – anche se è un gioco antico, attira i ragazzi come fosse un videogame: ci sono i livelli da superare, ad esempio, e i pezzi hanno forze e potenzialità diverse».

Perché far giocare i bambini a scacchi? Semplice: è un gioco che sviluppa le capacità logiche, aumenta la concentrazione, sviluppa la memoria e tanto altro ancora. 

in Spagna, ad esempio, sono diventati da qualche anno materia obbligatoria a scuola, e in Germania, Francia e Gran Bretagna lo sono già da molto. Gli scacchi sono un gioco antichissimo, pare di origine persiana, che sviluppa l’intelligenza e tiene ben allenata la mente. È infatti consigliato continuare a giocare anche in età adulta, così da non perdere mai il ritmo e la strategia. Oltre a questo è anche dimostrato che gli scacchi hanno permesso a molti studenti di migliorare il loro rendimento scolastico, addirittura fino 17%. Non solo. Gli scacchi contribuiscono a prevenire l’invecchiamento cerebrale e quindi a frenare lo sviluppo di malattie come l’Alzheimer. In più, avrebbe anche un impiego proficuo nel trattamento di bambini iperattivi, con autismo, sindrome di Asperger, superdotati, con sindrome di Down e anche nella riabilitazione dei tossicodipendenti.

Insomma, un gioco toccasana per la mente e per il corpo.

E in Italia? Per saperne di più ne abbiamo parlato con Renzo Rizzardi, Istruttore di scacchi ed Educatore del Collegio “Setti Carraro” di Milano, dove da più di un decennio sono attivi corsi del “nobile gioco” come materia extracurricolare o integrativa. 

In Italia, nel 2008, è stato siglato un protocollo tra il Ministero dell’Istruzione e la Federazione Scacchistica per far introdurre gli scacchi come materia scolastica ufficiale, protocollo appoggiato da una risoluzione del 2013 che impegna il nostro governo a promuovere gli scacchi a scuola e a destinare risorse a favore degli istituti che aderiscono a tale programma. Ma alla situazione attuale siamo ancora in fase di attività facoltativa e collaterale allo studio. Ciononostante, gli scacchi sono uno sport (si tratta infatti di una vera e propria disciplina sportiva riconosciuta dal Coni) molto utile nel percorso pedagogico, che aiuta il bambino di età d’infanzia e scolare (ma non solo) a raggiungere una serie di fondamentali obiettivi nello sviluppo della mente, della personalità e del comportamento sociale.

I benefici in termini pedagogici che derivano dalla pratica degli scacchi sono lo sviluppo di insegnamenti preziosi validissimi per la vita quotidiana e per affrontare il sociale. Si parla di: accettazione delle regole, di conseguenza delle sconfitte; senso di responsabilità, poiché ogni minima mossa fa scaturire l’intero proseguire del gioco, quindi, a seconda del passo che si muove, si sarà più o meno soddisfatti; autostima, ovvero fiducia nelle proprie risorse intellettive la soluzione delle difficoltà; memoria, senza ombra di dubbio; creatività perché si sta pur sempre parlando di un gioco e, infine, una buonissima dose di pazienza e autocontrollo.

Il nobile gioco attrae i più giovani anche più di un videogioco.
Le regole sono tante, la concentrazione è difficile da mantenere, c’è parecchio
ragionamento dietro ad ogni singola mossa, ma per i bambini è pur sempre un gioco.
Hanno risposto in molti, infatti, alla prima giornata del Festival degli scacchi, nel Parco
Pitagora di Crotone. La location è accogliente e l’atmosfera è perfetta per imparare a
giocare a scacchi. Ogni pomeriggio, si tengono lezioni per curiosi e principianti. Di gente
ce n’è tanta, i bambini hanno voglia di imparare e si spera che continuino a giocare anche
dopo. Dionigi Mano è uno degli organizzatori, ed illustra mostre e strategie agli occhi dei
più attenti.
Ad assistere alla spiegazione, anche un papà con la sua bambina di 8 anni: «Per noi è la
prima volta con gli scacchi, abbiamo sempre giocato a dama, ma con gli scacchi non
avevamo mai provato. Stiamo seguendo la magnifica lezione, e lei sta già iniziando a
giocare».
Numerose le postazioni dei giocatori, in cui i più esperti si cimentano in avvincenti sfide. I
due giocatori più piccoli hanno appena sei anni. «Ho accompagnato i miei figli e nipoti,
sanno tutti giocare a scacchi, persino mio figlio di cinque anni, che porterò la
prossima volta. Hanno ereditato la passione dal nonno, sapevano muovere i pezzi già a
due anni. Si divertono, sia a vincere che a perdere: si impara dalle sconfitte e si gioisce
per le vittorie» ci racconta una signora. «Si va avanti solo con la passione e la passione
viene provando a giocare» commenta Ezio Scerra, membro del consiglio direttivo dell’Asd
Scacchi Giò Leonardo di Bona, mentre dispensa consigli ai piccoli giocatori. «I bambini
sono attratti da questo gioco, perché – aggiunge – anche se è un gioco antico, attira i
ragazzi come fosse un videogame: ci sono i livelli da superare, ad esempio, e i pezzi
hanno forze e potenzialità diverse».
Perché far giocare i bambini a scacchi? Semplice: è un gioco che sviluppa le capacità
logiche, aumenta la concentrazione, sviluppa la memoria e tanto altro ancora.
in Spagna, ad esempio, sono diventati da qualche anno materia obbligatoria a scuola, e in
Germania, Francia e Gran Bretagna lo sono già da molto. Gli scacchi sono un gioco
antichissimo, pare di origine persiana, che sviluppa l’intelligenza e tiene ben allenata la
mente. È infatti consigliato continuare a giocare anche in età adulta, così da non perdere
mai il ritmo e la strategia. Oltre a questo è anche dimostrato che gli scacchi hanno
permetto a molti studenti di migliorare il loro rendimento scolastico, addirittura fino 17%.
Non solo. Gli scacchi contribuiscono a prevenire l’invecchiamento cerebrale e quindi a
frenare lo sviluppo di malattie come l’Alzheimer. In più, avrebbe anche un impiego proficuo
nel trattamento di bambini iperattivi, con autismo, sindrome di Asperger, superdotati,
con sindrome di Down e anche nella riabilitazione dei tossicodipendenti.

Insomma, un gioco toccasana per la mente e per il corpo.
E in Italia? Per saperne di più ne abbiamo parlato con Renzo Rizzardi, Istruttore di scacchi
ed Educatore del Collegio “Setti Carraro” di Milano, dove da più di un decennio sono attivi
corsi del “nobile gioco” come materia extracurricolare o integrativa.
In Italia, nel 2008, c’è stato un protocollo tra il Ministero dell’Istruzione e la Federazione
Scacchistica per far introdurre gli scacchi come materia scolastica ufficiale, protocollo
appoggiato da una risoluzione del 2013 che impegna il nostro governo a promuovere gli
scacchi a scuola e a destinare risorse a favore degli istituti che aderiscono a tale
programma. Ma alla situazione attuale siamo ancora in fase di attività facoltativa e
collaterale allo studio. Ciononostante, gli scacchi sono uno sport (si tratta infatti di una
vera e propria disciplina sportiva riconosciuta dal Coni) molto utile nel percorso
pedagogico, che aiuta il bambino di età d’infanzia e scolare (ma non solo) a raggiungere
una serie di fondamentali obiettivi nello sviluppo della mente, della personalità e del
comportamento sociale.
I benefici in termini pedagogici che derivano dalla pratica degli scacchi sono lo sviluppo di
insegnamenti preziosi validissimi per la vita quotidiana e per affrontare il sociale. Si parla
di: accettazione delle regole, di conseguenza delle sconfitte; senso di responsabilità,
poiché ogni minima mossa fa scaturire l’intero proseguire del gioco, quindi, a seconda del
passo che si muove, si sarà più o meno soddisfatti; autostima, ovvero fiducia nelle proprie
risorse intellettive la soluzione delle difficoltà; memoria, senza ombra di dubbio; creatività
perché si sta pur sempre parlando di un gioco e, infine, una buonissima dose di pazienza
e autocontrollo.

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