Adolescenti, la scuola e l’educazione sessuale

di Maria Vittoria Cocozza

L’Italia: il paese più bello del mondo, ma la scuola ha ancora tante lacune da colmare. Una tra queste è il tema ancora fresco dell’introduzione dell’educazione al sesso.

Perché no? Cosa ci sarebbe di male se, tra una lezione di italiano e una di storia di parlasse di sessuologia con i ragazzi nelle aule? Per molti assolutamente nulla, ma l’argomento è ancora fortemente discusso, soprattutto in Italia.
L’educazione sessuale non è, dunque, obbligatoria nelle scuole italiane?

NO. In Italia non vi è una legge nazionale che prevede l’obbligo di inserire questa tematica come “materia scolastica”, ma le scuole italiane scelgono autonomamente a livello territoriale. L’ostacolo in Italia per l’inserimento di questa tematica nelle scuole vaga dall’opinione politica alla cattolica.  L’assenza di una Legge Nazionale, dunque, porta ad avere disuguaglianze e disparità tra ragazzi di regioni diverse .  Chi ovviamente ne patisce la disinformazione sono gli adolescenti e pre-adolescenti che si affacciano, in solitudine, alla propria sessualità.
La nostra nazione, infatti, è tra i pochi paesi dell’Unione Europea a non prevedere ancora l’insegnamento dell’educazione sessuale come materia d’obbligo a scuola: gli altri sono la Polonia, Cipro, la Bulgaria, la Romania e la Lituania.

La domanda sorge spontanea: è utile inserire obbligatoriamente questa tematica nelle scuole italiane? Da quale fascia di età deve avvenire il primo approccio con l’educazione sessuale? I ragazzi e le ragazze adolescenti devono conoscere meglio i loro corpi, è necessario che non vi sia più vergogna o imbarazzo per una ragazza nel parlare del proprio ciclo mestruale. Inoltre, molti e molte adolescenti non sono a conoscenza di malattie sessualmente trasmissibili o di cosa si significhi essere sessualmente attivi e quali sono i rischi. La disinformazione in questo ambito è all’ordine del giorno, in molte famiglie la sessualità è un argomento tabù per molti genitori e gli adolescenti tendono a nascondere le proprie curiosità, perplessità ed a raccontare i primi approcci.

Il tema dell’educazione sessuale nelle scuole ha di recente occupato anche il Consiglio di Stato che è stato sollecitato sull’argomento da un’interpellanza targata MPS. Il Governo ha dato e pubblicato le sue risposte in merito di recente, nel mese di novembre. Esse sottolineano che «il DECS vuole implementare l’educazione sessuale nelle scuole». Si accenna anche a riguardo di nuovi strumenti a supporto di docenti e famiglie.

«Sono felice che il DECS voglia far crescere questo tema.», ha spiegato una consulente in sessuologia (Kathya Bonatti). La sessuologa lancia inoltre una proposta al DECS. Quella di un «bonus salute» da offrire a ogni alunno sotto forma sia di momenti condivisi in classe, ma soprattutto un paio di ore con un esperto del tema, così da poter discutere in uno spazio protetto dal segreto professionale e senza imbarazzo.

L’idea di un «bonus salute», secondo il direttore del DECS Manuele Bertoli (Il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport) che si occupa della formazione scolastica, della formazione professionale e della promozione, è però «superflua» in quanto già oggi esistono dei consultori specializzati sul territorio a cui i giovani possono rivolgersi gratuitamente. La scuola, secondo il ministro, si occupa di «offrire un’infarinatura generale.

L’istruzione dei ragazzi, e la stessa didattica conservatrice e tradizionalista delle scuole italiane, necessita una svolta immediata. E l’introduzione dello studio della sessuologia e dell’educazione sessuale sarebbe, soprattutto in un paese come il nostro, un vero e proprio cambiamento rivoluzionario. Ma è importante che non siano i docenti a doverlo affrontare con gli allievi, bensì degli esperti esterni, con i quali gli studenti si sentirebbero molto più liberi di parlare.

L’educazione sessuale nelle scuole svolge un ruolo importante, aumenta la conoscenza di ragazzi e ragazze e si affrontano tematiche non solo ed esclusivamente legate alla sessualità, ma anche alla salute a alla autostima, che negli ultimi tempi scarseggia tra i giovani della nostra generazione. Far diventare la sessualità una materia scolastica sin dalle scuole secondarie di primo grado sarebbe un’esperienza di vita che comincia dalla pubertà fisica, per i giovani. Dal ciclo mestruale per le ragazze allo sviluppo fisico per i ragazzi che hanno la loro prima eiaculazione, è un modo per avvicinarsi più facilmente a queste scoperte generazionali. E’ facile che i ragazzi ai nostri giorni seguano esempi sbagliati a causa di informazione sbagliata tramite il web e di personaggi popolari poco raccomandabili per ragazzi in fase di sviluppo. In un’epoca, poi, in cui l’accettazione di sé stessi è estremamente importante tra i banchi di scuola o in uno spogliatoio in palestra. Dove vi è una linea sottile tra fare nuove esperienze e ritrovarsi in situazioni poco piacevoli! E’ una svolta sana per proteggere i nostri figli e i bambini che vivono la nostra società.

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