“Solo il dialogo porta alla soluzione dei conflitti”, Papa Francesco nel messaggio ‘Orbi et orbi’

di Maria Vittoria Cocozza

Nel suo tradizionale messaggio alla città e al mondo prima della benedizione per il Natale, il Papa ha ricordato le sofferenze delle popolazioni di Siria, Afghanistan, Sudan, Etiopia  e di altri Paesi devastati da guerre che stanno subendo. Il Santo Padre, che si è affacciato a mezzogiorno dalla Loggia centrale di San Pietro per il tradizionale «Urbi et Orbi», ha dato il suo messaggio al mondo nel quale, proprio in questi tempi di pandemia, ancora di più  ci si rende conto che la “nostra capacità di relazioni sociali è messa a dura prova; si rafforza la tendenza a chiudersi, a fare da sé, a rinunciare ad uscire, a incontrarsi, a fare le cose insieme. E anche a livello internazionale c’è il rischio di non voler dialogare, il rischio che la crisi complessa induce a scegliere scorciatoie piuttosto che le strade più lunghe del dialogo: ma queste sole, in realtà, conducono alla soluzione dei conflitti e a benefici condivisi e duraturi».

Papa Francesco parla al balcone di San Piietro

Per la ricorrenza del Natale, il Papa, ha ripercorso le tante sofferenze con guerre e crisi internazionali, ma anche con dolori quotidiani e ha invocato aiuto per le donne: «Figlio di Dio, conforta le vittime della violenza nei confronti delle donne che dilaga in questo tempo di pandemia. Offri speranza ai bambini e agli adolescenti fatti oggetto di bullismo e di abusi. Dai consolazione e affetto agli anziani, soprattutto a quelli più soli. Dona serenità e unità alle famiglie, luogo primario dell’educazione e base del tessuto sociale».

Ha chiesto a Dio una lunga riflessione incentrata sulla necessità del dialogo «Dio non vuole fare un monologo, ma un dialogo. Dio stesso, Padre e Figlio e Spirito Santo, è dialogo, eterna e infinita comunione d’amore e di vita. E venendo nel mondo, nella Persona del Verbo incarnato, Dio ci ha mostrato la via dell’incontro e del dialogo». Come ogni anno, del resto, l’elenco dei dolori è lungo, ha proseguito: «In effetti, mentre risuona intorno a noi e nel mondo intero l’annuncio della nascita del Salvatore, sorgente della vera pace, vediamo ancora tanti conflitti, crisi e contraddizioni. Sembrano non finire mai e quasi non ce ne accorgiamo più. Ci siamo abituati a tal punto che immense tragedie passano ormai sotto silenzio. Rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle».

Così Francesco, parlando per tutti, elenca alcuni Paesi che sono andati recentemente sui giornali: : «Pensiamo al popolo siriano, che vive da oltre un decennio una guerra che ha provocato molte vittime e un numero incalcolabile di profughi. Guardiamo all’Iraq, che fatica ancora a rialzarsi dopo un lungo conflitto. Ascoltiamo il grido dei bambini che si leva dallo Yemen, dove un’immane tragedia, dimenticata da tutti, da anni si sta consumando in silenzio, provocando morti ogni giorno. Ricordiamo le continue tensioni tra israeliani e palestinesi, che si trascinano senza soluzione, con sempre maggiori conseguenze sociali e politiche. Non dimentichiamoci di Betlemme, il luogo in cui Gesù ha visto la luce e che vive tempi difficili anche per i disagi economici dovuti alla pandemia, che impedisce ai pellegrini di raggiungere la Terra Santa, con effetti negativi sulla vita della popolazione. Pensiamo al Libano, che soffre una crisi senza precedenti con condizioni economiche e sociali molto preoccupanti».

L’elenco si fa preghiera, il Papa scandisce: «Bambino Gesù, dona pace e concordia al Medio Oriente e al mondo intero. Sostieni quanti sono impegnati a dare assistenza umanitaria alle popolazioni costrette a fuggire dalla loro patria; conforta il popolo afgano, che da oltre quarant’anni è messo a dura prova da conflitti che hanno spinto molti a lasciare il Paese. Re delle genti, aiuta le autorità politiche a pacificare le società sconvolte da tensioni e contrasti. Sostieni il popolo del Myanmar, dove intolleranza e violenza colpiscono non di rado anche la comunità cristiana e i luoghi di culto, e oscurano il volto pacifico di quella popolazione. Sii luce e sostegno per chi crede e opera, andando anche controcorrente, in favore dell’incontro e del dialogo, e non permettere che dilaghino in Ucraina le metastasi di un conflitto incancrenito».

E ancora: «Principe della Pace, assisti l’Etiopia nel ritrovare la via della riconciliazione e della pace attraverso un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione. Ascolta il grido delle popolazioni della regione del Sahel, che sperimentano la violenza del terrorismo internazionale. Volgi lo sguardo ai popoli dei Paesi del Nord Africa che sono afflitti dalle divisioni, dalla disoccupazione e dalla disparità economica; e allevia le sofferenze dei tanti fratelli e sorelle che soffrono per i conflitti interni in Sudan e Sud Sudan. Fa’ che prevalgano nei cuori dei popoli del continente americano i valori della solidarietà, della riconciliazione e della pacifica convivenza, attraverso il dialogo, il rispetto reciproco e il riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutti gli esseri umani».

La pandemia non è finita, il pontefice ha ripetuto il suo appello perché tutti, anche nei Paesi più poveri, ricevano le cure necessarie: «Dio-con-noi, concedi salute ai malati e ispira tutte le persone di buona volontà a trovare le soluzioni più idonee per superare la crisi sanitaria e le sue conseguenze. Rendi i cuori generosi, per far giungere le cure necessarie, specialmente i vaccini, alle popolazioni più bisognose. Ricompensa tutti coloro che mostrano attenzione e dedizione nel prendersi cura dei familiari, degli ammalati e dei più deboli».

E poi le tante guerre spesso dimenticate, le migrazioni: «Bambino di Betlemme, consenti di fare presto ritorno a casa ai tanti prigionieri di guerra, civili e militari, dei recenti conflitti, e a quanti sono incarcerati per ragioni politiche. Non ci lasciare indifferenti di fronte al dramma dei migranti, dei profughi e dei rifugiati. I loro occhi ci chiedono di non girarci dall’altra parte, di non rinnegare l’umanità che ci accomuna, di fare nostre le loro storie e di non dimenticare i loro drammi». L’ultima parola è infine una preghiera: «O Cristo, nato per noi, insegnaci a camminare con Te sui sentieri della pace».

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